Vitigni da vino stranieri coltivati in Sicilia all’inizio del secolo scorso

Nella provincia di Palermo è coltivato, in piccole proporzioni, l’Aramon, che si segnala un vitigno raccomandabile per l’abbondanza della produzione, ma non certamente per la qualità delle sue uve. Da pochi anni sono stati introdotti alcuni altri vitigni francesi, che finora si sono dimostrati più rigogliosi e più precoci dei vitigni locali, ma sui quali è prematuro ogni giudizio. In quella di Messina esistono coltivazioni di Cabernet, di Grenache, di Malbeck e di Pedro Ximenes.
La coltivazione del Cabernet è stata tentata soltanto nei campi sperimentali del Regio Vivaio di Messina e quella del Malbeck nel territorio di Milazzo, ma in proporzioni affatto insignificanti.
Il Grenache ed il Pedro Ximenes, invece, si sono molto diffusi, specialmente nei circondari di Patti e di Mistretta. Nel versante settentrionale delle colline dei cennati circondari, questi due vitigni tendono a sostituire con buon successo le varietà meno pregiate del Nerello. Tanto il Grenache che il Pedro Ximenes sono da consigliarsi per quei vigneti di collina dove il vitigno locale Nocera soffre per la siccità; nei terreni di pianura ricchi e freschi, invece, sarebbe molto difficile trovare altri vitigni che possano sostituire con vantaggio le buone varietà di Nerello per la produzione dei vini da pasto ed il Nocera per la produzione dei vini da taglio e da mezzo taglio.
Nella provincia di Catania generalmente si preferisce la coltivazione dei vitigni locali e solo da molto tempo è stato diffuso il Grenache, per la prima volta introdotto a Bronte nei vigneti del duca Nelson. Una certa diffusione si segnala anche per il Cabernet, per il Pinot e, in proporzioni quasi insignificanti, anche per il Gamay.
La Regia Scuola di viticoltura e di enologia di Catania si è molto interessata degli studi ampelografici, e fin dal 1886 iniziava a questo scopo una raccolta di tutte le varietà locali e di molte altre ritirate dal continente e dalla collezione di Favara del barone Mendola. Si riuscì così a costituire una collezione abbastanza ricca che comprende i principali vitigni italiani, della Francia, della Spagna, del Portogallo, della Germania, dell’Austria-Ungheria e del Caucaso. Questa collezione è stata accresciuta tutti gli anni e recentemente, in seguito ad una circostanza certamente triste, è stata messa in grado di diventare una delle più importanti fra le raccolte ampelografiche esistenti.
Infatti, essendosi fillosserata la importantissima collezione di Favara del barone Mendola, coll’assenso del proprietario il Ministero d’agricoltura dispose che la collezione stessa dovesse ripetersi nel podere della Scuola di Catania, possibilmente su piede americano. Questo lavoro fu iniziato nel 1894 e già una parte dei vitigni stranieri della collezione Mendola è stata trapiantata nel vigneto della Scuola di Catania.
Dagli studi fatti sui vitigni stranieri da vino coltivati nella collezione ampelografica della cennata Scuola è stata riconosciuta utile la diffusione del Grenache, la cui produzione talvolta supera per la qualità quella dei vitigni locali. La coltivazione di varietà straniere nella provincia di Siracusa può dirsi del tutto sconosciuta ; si segnala tuttavia qualche limitata coltivazione di Pinot, come pure l’esistenza di alcune piccole raccolte ampelografiche. Fra queste una piuttosto notevole è quella posseduta dal barone di Sant’Antonino in Chiaramonte Gulfi, nella quale si trovano coltivate un centinaio di varietà provenienti dalla collezione del barone Mendola.
Un’altra collezione di vitigni stranieri è quella posseduta in Vittoria dall’avv. F. Platania, il quale per altro afferma che nessuno dei vitigni stranieri da lui sperimentati ha mai corrisposto bene e che ad essi sono sempre da preferirsi i vecchi vitigni locali.
Per la provincia di Girgenti abbiamo segnalata la coltivazione del Cabernet, del Gamay e del Pinot solo in quanto su questi tre vitigni abbiamo potuto far tesoro delle notizie forniteci dall’illustre barone Mendola, che li coltiva nella sua collezione di Favara. Altrettanto potrebbe dirsi dei numerosi vitigni stranieri compresi nella stessa collezione; non ci risulta, però, che malgrado un esempio così luminoso, le varietà straniere da vino abbiano, in generale, conseguita una certa diffusione in questa provincia.

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